Scuola
EDUCAZIONE E LA CACOFONIA DEGLI ACRONIMI
Nuovo anno scolastico, nuovi problemi, anzi no ... nuovi vecchi problemi, anzi no vecchi problemi che tornano a cui si aggiungono nuovi problemi.
Ad ogni nuova ripresa delle scuole si ripropone, sempre più complessa, la cacofonia di sigle dentro il quale sempre più facilmente cade un ragazzo.
DSA (disturbi specifici di apprendimento), ADHD (sindrome da iperattività e disturbo dell'attenzione, per gli amici DDAI), BES (bisogni educativi speciali), DOP (disturbo oppositivo provocatorio) con conseguenti emissione, da parte del servizio sanitario locale di un DF (Diagnosi Funzionale), se è un soggetto presentante certificate "disabilità", che dovrebbe far scattare un PEI (piano educativo individualizzato), a cui conseguirebbe un PDF (Profilo Dinamico Funzionale), oppure una più generica "Diagnosi" se il soggetto è considerato normodotato ma con disturbi prestazionali a questo punto la scuola interviene formulando un PDP (piano didattico personalizzato), alla quale potrebbero conseguire la prescrizione di "Misure compensative" e/o "Misure dispensative". Nell'ipotesi che, insegnante e/o genitore, si reputi ulteriormente dubbioso o frastornato può sempre attenersi alle procedure riportate nella legge n° 170 dell'8 ottobre 2010.
Semplice no? .... Forse proprio no
Da pedagogista e da padre da un po' di tempo mi pongo una domanda ... ma il bambino con la sua umanità e la sua univocità che fine ha fatto? Il futuro uomo o donna con le proprie radici in quel terreno ricco e fertile che è l'educazione fornitagli dal mondo adulto, come germoglia la sua esistenza?
Per l'ennesima volta, pongo l'accento sui medesimi argomenti, insistendo sul fatto che le sigle sopra esposte non definiscono patologie e conseguenti cure.
Il bambino può caratterizzarsi per uno "Specifico Disturbo di Apprendimento" oppure evidenziare delle dis-abilità a cui conseguono delle "Difficoltà di apprendimento", a questo punto chiediamo aiuto alla matematica che ci illumina fornendoci un'ulteriore sigla ... "MCM" ovvero "Minimo Comun Denominatore" che, in questo caso, risulta essere la parola apprendimento.
Ora, senza nulla togliere alla miriade di professionisti che ruotano attorno alla vita del bambino, chi sono le figure professionali deputate a gestire gli apprendimenti di un fanciullo, ma anche di un adulto?
Da quanto ne posso sapere "dovrebbero" essere le figure educative, soggetti come insegnanti e pedagogisti, ovvero coloro che:
"dovrebbero" essere specializzati nel conoscere alla perfezione la materia d'insegnamento;
"dovrebbero" saper leggere e comprendere il soggetto in formazione;
"dovrebbero" formarsi sulle varie metodologie per proporre la stessa materia in forme diverse in modo che persone con diverse capacità, estrazione culturale, etnia, età, possano arrivare, o per lo meno avvicinarsi, alle medesime conclusioni
La ripetizione del condizionale era d'obbligo.
È ovvio che questo sia un argomento ostico, soprattutto in periodi di crisi economica dove ogni soggetto a cui vendere un prodotto è potenziale business, ma .... rimane mio personalissimo parere, non si cura il soggetto con problemi educativi, lo si educa ad auto-educarsi.
I soggetti certificati DSA, BES, e, nel 99% dei casi ADHD non sono persone affette da particolari "patologie" ma sono individui che evidenziano un diverso modo di processare le informazioni, a volte in modo temporaneo o derivante da cause esterne.
Immaginiamo per un attimo di trovarci di fronte alla tremenda situazione di un BES che evidenzia dei DSA accompagnati da latenti forme di ADHD con punte di DOP da post alterata situazione sociale generante momentaneo mutamento adattivo della situazione famigliare. Da buon educatore cosa faccio? Lo mando "urgentemente" in neuropsichiatria e, dopo una intensa somministrazione di item fornitigli da psicologi, logopedisti, neuromotricisti, e psichiatri, viene stesa una diagnosi che .... autorizza l'insegnante o gli insegnanti a capire il ragazzo e cercare di aiutarlo con l'eventuale consiglio aggiuntivo di qualche ora di intervento sanitario specialistico.
Ora ... se avessimo semplicemente chiesto al ragazzo di cui sopra cosa lo turbasse, mostrandogli vicinanza e comprensione forse, ripeto forse, ci avrebbe fatto comprendere che è in uno stato d'ansia provocato da una situazione famigliare particolarmente gravosa causata, che so, dalla contemporanea perdita di lavoro di entrambi in genitori, che non riescono più a pagare il mutuo, le spese scolastiche e le eventuali spese mediche, da noi calorosamente sollecitate. Il fanciullo potrebbe mettere in evidenza il fatto di non essere in grado di gestire lo stato di frustrazione generale e, sentendosi anch'esso in ansia, scarica verso il mondo esterno le proprie paure in modo rabbioso e incontrollato. Per quanto concerne gli apprendimenti, in situazioni come queste penso sia abbastanza naturale che al bambino rimangano poche risorse da dedicare allo studio.
E noi ...... noi lo mandiamo dal medico.
Ho perso il conto di bambini DSA e ADHD certificati con famiglie disgregate, spinte da insegnanti poco inclini a diventare educatori a rivolgersi al sistema sanitario, per .... per curare il bambino "difficile". Raro vedere mamme o papà che chiedono aiuto nel loro ruolo genitoriale, praticamente impossibile vedere un insegnante mettersi in discussione e chiedere un supporto per migliorare il proprio metodo di rapportarsi con i propri studenti.
Una società che rende patologico il comportamento del bambino è una società che ha perso le proprie capacità di aiutare il fanciullo a capire le proprie potenzialità e possibilità, conseguentemente, è una società che mina le fondamenta del proprio futuro.
Concludo con un appello a tutti coloro che, per vari motivi, ricoprono un ruolo di docenza, siate professionali nel vostro ruolo di fornitori di informazioni ma siate ancor più professionali nel vostro ruolo di educatori e fate si che le persone, a partire dal bambino, imparino ad apprendere in qualunque momento della propria vita.
Effetto Pigmalione, arma a doppio taglio in mano all'operatore educativo
Il mito di Pigmalione, lo descrive come un giovane Re di Cipro amante della scultura a tal punto da dedicarvisi totalmente e rinunciare ad amore e matrimonio. La sua ispirazione artistica lo indusse a scolpire, in candido avorio, una figura femminile di bellezza superiore a quella di qualsiasi donna vivente, una bellezza tale che lo portò ad innamorarsi di questo suo costrutto artistico.
La baciava e gli sembrava che lei rispondesse ai suoi baci. Le parlava, la stringeva a se immaginando che le proprie dita affondassero nelle rigide membra che toccava. Pigmalione, sempre più pazzo d'amore per quel candido simulacro, la colmava di tenerezze e doni. Di notte lo scultore condivideva il proprio talamo con la statua, a cui diede il nome di Galatea, considerandola la propria amante. Le faceva appoggiare la testa su morbidi cuscini di piume, come se lei se ne rendesse conto. Il giorno della festa di Afrodite, Pigmalione porta il proprio dono agli altari, di fronte ai quali si sofferma sussurrando timidamente:
"O dèi, se è vero che voi potete concedere tutto, io ho un desiderio: vorrei che fosse mia sposa..." (e non osa dire "la fanciulla d'avorio" ma dice) "una donna simile a quella d'avorio!".
La dea Afrodite, presente alla sua festa, percepì il significato reale di questa supplica ed ecco che la fiamma sull'altare, interprete della benevolenza della dea, tre volte si riaccese e guizzò verso l'alto e la statua prese vita. Afrodite, soddisfatta, presenziò al matrimonio di cui è stata artefice e dopo che "per nove volte la luna ebbe congiunto le sue corna a completare il cerchio" (dopo nove mesi), la sposa generò Pafo, da cui l'isola prese il nome.
Un bel mito, il mito di un grande quanto pazzesco amore in grado di influenzare una Dea e convincerla a realizzare un sogno.
Dal mito alla realtà, l'avverarsi di una personale supposizione e/o pensiero previsionale è quanto mai frequente in tutti gli ambiti non solo scientifici ma anche e soprattutto sociali e, la cosa, non sempre ha risvolti positivi, anzi raramente lo è.
L'effetto "Pignamlione" o effetto "Rosenthal", dal nome dello psicologo tedesco che per primo parlò di questo fenomeno, è una forma di suggestione e/o autosuggestione per cui le persone tendono a conformarsi all'immagine che altri individui hanno di loro, sia essa un'immagine positiva che, badate bene, NEGATIVA.
Per fare un po' di chiarezza vediamo di raccontare quale fu l'esperimento sociale messo in atto da Rosenthal che lo portò a queste particolari conclusioni.
Ipotesi di partenza:
"se gli insegnanti credono che un bambino sia meno dotato lo tratteranno, anche inconsciamente, in modo diverso dagli altri. Di conseguenza, il bambino si convincerà pian piano del giudizio dei suoi insegnanti, per il bambino nel tempo tenderà a divenire esattamente come gli insegnanti lo avevano disegnato".
In funzione di questa tesi Rosenthal, con la sua équipe americana, mise in piedi un esperimento di psicologia sociale all'interno di una scuola elementare. Per prima cosa sottopose, in modo palese, un test di intelligenza agli alunni della scuola. Successivamente selezionò, in maniera casuale (random) e senza badare all'esito del test, un numero ristretto di alunni, ed informò gli insegnanti che, si trattavano di bambini molto intelligenti, con un QI ben al di sopra della media e che potevano aspettarsi da quei soggetti una rapida ed ulteriore crescita delle capacità intellettive. Ovviamente gli insegnanti erano conviti che, quanto dichiarato da Rosenthal fosse l'oggettivo risultato dei test a cui erano stati sottoposti i bambini.
La suggestione fu tale che, quando l'anno successivo, Rosenthal tornò presso la scuola elementare, dovette costatare che, in effetti, il rendimento dei bambini selezionati era molto migliorato (in alcuni casi in modo quasi esagerato) e questo solo perché gli insegnanti li avevano influenzati positivamente con il loro atteggiamento, ovviamente inconsapevoli del fatto che fosse tutto legato alla suggestione.
L'effetto Pigmalione si attiva in tutti i casi in cui si sviluppino rapporti sociali, ad esempio tra dipendenti e datori di lavoro, tecnici sportivi ed atleti, ufficiali e truppa, primari e medici, perfino nei rapporti esistenti all'interno delle compagnie amicali o nei rapporti famigliari possiamo rilevare effetti Pigmalione.
Un vero e proprio circolo vizioso che porta l'individuo ad adattarsi ai giudizi ed alle aspettative di chi lo giudica, finendo poi di confermare il giudizio ricevuto positivo o negativo che sia.
Ora, vi ricordate quali erano le ipotesi di partenza di Rosenthal?
"se gli insegnanti credono che un bambino sia meno dotato lo tratteranno, anche inconsciamente, in modo diverso dagli altri. Di conseguenza, il bambino si convincerà pian piano del giudizio dei suoi insegnanti, per il bambino nel tempo tenderà a divenire esattamente come gli insegnanti lo avevano disegnato".
A questo punto vi ricordate quali furono le informazioni che lo stesso Rosenthal diede?
"informò gli insegnanti che si trattavano di bambini molto intelligenti, con un QI ben al di sopra della media e che potevano aspettarsi da quei soggetti una rapida ed ulteriore crescita delle capacità intellettive."
Rosenthl era consapevole che, se avesse avuto ragione, l'invertire la tipologie di informazioni fornite agli insegnanti, ovvero dare un elenco di nominativi di ragazzi presentanti ridotte capacità intellettive, le conseguenze sarebbero state gravi per il futuro, non solo curriculare, dei giovanissimi studenti inseriti in quell'elenco.
SI RICORDA CHE GLI ERRORI EDUCATIVI NON SONO CANCELLABILI, la persona non è come un qualsiasi computer che può essere formattato e ricaricato dei soli programmi necessari, ogni esperienza di vita, soprattutto se fallimentare, struttura la persona e le sue risposte adattative future.
A questo punto alcune considerazioni.
Quanto influiamo noi adulti, con il nostro atteggiamento, sulla formazione psicologica, valoriale e cognitiva sui futuri uomini e donne?
Quante volte, inconsciamente, noi tutti genitori, insegnanti, educatori extrascolastici, operatori del servizio sanitario, amici, ecc, applichiamo l'effetto Pigmalione secondo le ipotesi di partenza di Rosenthal, ovvero "se crediamo che un bambino sia meno dotato lo tratteremo, anche inconsciamente, in modo diverso dagli altri, convincendolo che quel giudizio affibbiatogli dal mondo sociale che lo circonda è corretto, conseguentemente il fanciullo tenderà nel tempo ad aderire esattamente all'etichetta affibiatagli, confermando così la primigenia ipotesi".
L'effetto Pigmalione ci circonda e permea la vita di tutti, il bambino in ambiente scolastico, il dipendente in ambiente lavorativo, la persona in ambiente sociale, il coniuge in ambiente famigliare, ecc. Ovunque ci sia una trasmissione di informazioni che riguardano l'opinione che si ha di altri si creano le basi per un adattamento forzato della persona coinvolta a queste opinioni.
In questo specifico contesto parliamo di soggetti in età scolare del primo e secondo ciclo alle prese con deficit importante dell'autostima acquisito e/o rinforzato in ambiente scolastico.
La scuola, per tutti i bambini, è il primo grande impegno sociale.
Un grande obbligo, in un momento della vita nella quale ancora non si conosce il vero significato della parola obbligo.
In questo nuovo e inospitale ambiente (non ospitale come dovrebbe essere per tutti l'ambiente famigliare), il ragazzo/a si trova a doversi adattare a nuove regole, nuove figure di riferimento, nuove e spesso incomprensibili richieste prestazionali. In questa importante fase evolutiva fondamentale è il rapporto che si instaura con le nuove figure fornitrici di richieste, soggetti in grado di influire esageratamente sulle idee che il bambino ha di se stesso.
Quando ad un alunno, con disagio/disturbo di apprendimento (DSA), viene chiesto di svolgere attività curriculari, affiancato al proprio insegnante di sostegno, fuori della propria classe viene rinforzata l'idea di inadeguatezza che esso ha di se stesso. Ovvero la conferma che "se stesso si trova ad livello inferiore del resto della classe" due livelli non miscibili, ... ma se i livelli non sono miscibili non lo sono anche le persone appartenenti a quei livelli.
Altro importante momento di trasmissione dell'effetto Pigmalione lo troviamo nel passaggio tra la scuola primaria e quella secondaria.
Alla fine della classe quinta della scuola primaria, l'insegnante di riferimento trasmetterà tutta una serie di informazioni, oggettive e/o soggettive che siano in merito a comportamenti, prestazioni, atteggiamenti, rapporto con la famiglia, ecc. degli alunni che transiteranno verso la prima classe della scuola secondaria, all'insegnante di riferimento della stessa mettendo in modo, più o meno inconscio, le basi di quel trattamento che il corpo docente terrà nei confronti del ragazzo/a che lo caratterizzerà per tutto il nuovo ciclo scolastico.
È incredibile come bambini/ragazzi con doti cognitive pari, se non superiori a tanti altri, causa errate, personali e personalistiche valutazioni, vengano etichettati in modo indelebile, causando un progressivo adattamento del ragazzo a questa distorta immagine che si ha di esso. Immagine che, se il soggetto valutatore non è in grado di mettere in discussione, accompagnerà il ragazzo per tutta la vita.
Il mondo degli adulti in toto, ma particolarmente chi dell'educazione ne fa la sua professione ha un obbligo, se non altro morale, di comprendere quali siano le risposte adattative che vengono sollecitate nel fanciullo da propri atteggiamenti e/o comportamenti non sempre educativamente corretti.
Prima di etichettare in modo NEGATIVO un soggetto, per poter avere dei personali parametri di valutazione non è forse meglio mantenere in sospensione il proprio PERSONALE giudizio.
Prima di utilizzare modelli di rinforzo negativi (che portano alla conferma di una propria inadeguatezza), non è forse meglio utilizzare modelli positivi che rinforzano una personale idea di efficacia ed efficienza. Alla stessa stregua di come un insegnante criticato si chiuderà sulla difensiva e rinforzerà il proprio sistema da altri giudicato non appropriato, il genitore giudicato aggressivo e per questo ripreso, ridurrà ulteriormente la propria disponibilità comunicativa col corpo docente,
IL RAGAZZO GIUDICATO INADEGUATO SI ADATTERÀ A QUESTO GIUDIZIO RINFORZANDO L'OPINIONE CHE IL MONDO POSSIEDE DI LUI.
IL GIUDIZIO NON è SOLO COSA PERSONALE MA è MODELLO SOCIALE.
MEDITATE
Dott. Maurizio Saravalli
Categorizzando la persona, nessuno vince tutti perdono
In tempi di figlio unico.
In tempi di estrema attenzione alle sole prestazioni.
In tempi ove un deficit negli apprendimenti qualificano tutta la persona.
In tempi ove l'insegnante non educa ma trasmette informazioni
In tempi ove la valutazione degli apprendimenti è fatta con metodi oggettivo analitici (come spiegherebbero voti tipo 4,25 - 6,75 ecc.)
In tempi ove il genitore cerca di essere sempre più amico/a, dei figli e sempre meno padre o madre.
Il ragazzo che evidenzia anche un solo particolare disagio è soggetto da "curare, sanificare, normalizzare" onde evitare lo stigma sociale.
Nel definire le mie esperienze professionali come Pedagogista e hobbistiche come Tecnico Sportivo devo utilizzare una frase tratta dal vecchio e famoso film di fantascienza Blade Runner: "Ho ho visto cose che voi umani non potreste neanche immaginare, (...). E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia".
Ma quei momenti non devono andare persi. I ricordi sono storia. E la storia insegna come evitare gli errori del passato, come esplorare nuovi territori, come trovare nuove vie. Sempre che si voglia leggere la storia e sempre che si abbia voglia e coraggio sufficienti a mettere in pericolo la propria integrità cognitiva ed emotiva per esplorare nuovi mondi e nuovi modi.
Ho visto genitori inaffidabili chiedere personalizzati percorsi educativi per rendere maggiormante affidabile il figlio.
Ho visto insegnanti forzare l'acquisto di support elettronici ed informatici quali panacea in grado di garantire sensibili incrementi delle capacità cognitive.
Ho visto genitori non accettare il reale deficit del figlio.
Ho visto diagnosi di disgrafia su soggetti non disgrafici.
Ho visto genitori chiedere ed esigere tempistiche certe in merito al miglioramento ... andarsene risentiti alla risposta "dipende da voi e da vostro figlio".
Ho visto insegnanti, a corsi specifici di aggiornamento, arrivare in notevole ritardo, ignorare il relatore, disturbare parlando dei fatti propri, criticare l'argomento di discussione prima ancora che l'argomento fosse stato presentato, seduti in modo da non aver mai un rapporto visivo col relatore, trasformare i dieci minuti di pausa caffè in mezz'ore di gossipdi gruppo.
Ho visto poi insegnanti scrivere quantità immani di note sui diari dei loro ragazzi perché non prestavano attenzione e/o disturbavano durante le lezioni o entravano in ritardo dopo la ricreazione.
Ho visto genitori sostituirsi al tecnico sportivo e, dichiarando che il figlio non è pronto, non far partecipare il figlio ad un evento.
Ho visto docenti rispondere ad un genitore, preoccupato dell'ansia che attanaglia il figlio in ambiente scolastico, rispondere alla Mourinho "non è un problema mio".
Ho visto personale docente completamente disinteressato dei problemi sociali ed emotivi dei propri alunni, comunicare vicinanza ed empatia dopo un evento tragico.
Ho visto genitori aggredire docenti cercando di difendere l'indifendibile. Non parlo del fanciullo ma del sistema educativo genitoriale che ha plasmato quel ragazzo.
Ho visto associazioni e i più svariati professionisti offrire protocolli di lavoro in grado di "curare" qualunque "DIS......ia" e, nei momenti di acuta esigenza, tutte le offerte educative sono buone, almeno tutte quelle che promettono mirabolanti evoluzioni del soggetto soprattutto se a costi bassi.
Ho visto presentare software ed hardware come mirabolanti strumenti compensativi in grado di fungere da perfette stampelle cognitive
Ho visto "consigliare", con estrema leggerezza psicofarmaci a fanciulli "vivaci" o in situazione di alterazione emotiva dovuta a disagi familiari, con altrettanta leggerezza diagnosticati 'ADHD" (Sindrome da ipercineticità e disturbo dell'attenzione). Benedetti psicofarmaci, se non ci fossero loro, ancora non riesco a comprendere come siamo riusciti a sopravvivere a tutti quei bambini ipercinetici del secolo scorso. Qualcuno un giorno mi disse "strano, tra i bambini delle favelas brasiliane, dei villaggi africani o dell'amazzonia e delle comunità povere dei paesi in via di sviluppo non vi sono soggetti certificati ADHD ..., che sia un virus che colpisce solo i paesi benestanti?
Ho visto genitori obesi, spatolati sui propri divani, insultare i figli spatolati sugli stessi divani per il fatto che questi non fanno alcuno sport.
Ho visto le forze dell'ordine aumentare la repressione nella lotta alla droga.
Ho visto un aumento spropositato nel consumo di droghe.
Ho visto genitori lassi ed "amiconi" dei propri figli chiedere fermezza educativa.
Ho visto tanti chiedere e pochi dare.
Ho visto ...
È questo un discorso lungo e complesso che può essere continuato con una infinità di esempi ... tutti riconducibili ad un unico problema "la spersonalizzazione della responsabilità".
I meriti sono sempre riconducibili alla persona i demeriti sempre alla categoria e le categorie si barricano contro qualunque aggressione difendendo l'indifendibile.
I giovani non hanno senso del dovere, i politici corrotti, gli insegnanti incapaci, le forze dell'ordine violente, abbiamo la malasanità, lo sport doppato, l'assunto raccomandato ecc., ecc.
È corretto difendere la propria categoria, non è corretto difendere la persona che danneggia la propria categoria. Scomodando il buon vecchio Erik Fromm, la categoria non è ciò che siamo ma ciò che possediamo. Noi siamo persone con specifiche competenze che ci contraddistinguono, ma la competenza è l'avere, che è sempre diverso dall'essere
Da Pedagogista, con lunga esperienza anche in altri ambiti professionali, devo fermamente criticare il confronto tra la categoria genitore e quella dell'insegnante, soprattutto quando le due discutono di un soggetto terzo che è il figlio/studnte, devo sollecitare il confronto fra "persone" (la persona genitore e la persona insegnante), in possesso ognuna di diverse competenze e di diversa e personali visioni del medesimo fanciullo.
Persone che devono essere entrambe concentrate sul "potenziale" futuro dello stesso fanciullo. Persone che discutono sul come "facilitare" al ragazzo l'accesso a questo futuro.
Persone consapevoli del fatto di non essere parte di questo futuro.
Un confronto che deve portare a strategie condivisesull'educazione e formazione del futuro uomo o donna sociale
Dott. Maurizio Saravalli